Illustrazione tratta da "Biancaneve E IL PRINCIPE AZZURRO ed altre celebri FIABE" Tipografia Editoriale Lucchi, 1958 |
Quando i nani furono di ritorno quella sera, trovarono Biancaneve distesa a terra, inerme. Non respirava, era morta. L'alzarono e cercarono ovunque su di lei i segni di un qualche veleno: le slacciarono la vita, le pettinarono i capelli, la lavarono con acqua e con vino, ma fu tutto inutile.
La loro cara bambina era proprio morta, e morta rimase.
La deposero in un feretro, e tutti e sette sedettero accanto a lei, piangendo la sua morte per tre lunghi giorni. Finalmente, stavano per seppellirla, benché avesse ancora l'aspetto fresco e sano di una persona viva, e aveva ancora le sue belle gote rosee, persino. Così, si dissero che non potevano tumularla nella scura terra, e le costruirono una bara di cristallo, così da poterla vedere dall'esterno. La deposero all'interno, e a lettere d'oro scrissero il suo nome, indicando che era figlia di re. Poi, portarono la bara fuori, su una montagna, e da quel giorno uno di loro restava sempre a guardia del feretro.
Anche le bestie selvatiche vennero a piangere la morte di Biancaneve: prima un gufo, poi un corvo, e infine una colomba. Biancaneve restò per lungo tempo nel feretro, ma il corpo non si decompose; sembrava sempre che fosse addormentata, poiché era ancora bianca come la neve, rossa come il sangue e bruna come l'ebano.
Un giorno, accadde che un principe passò per quei boschi, e s'imbatté per la casetta dei sette nani, e chiese ospitalità per la notte; vide il feretro di cristallo sul monte con la bella Biancaneve all'interno, e lesse la scritta d'oro.
Così, disse ai nani: "Vi prego, lasciatemi la bara. Vi darò tutto quello che volete, in cambio."
Ma i nani risposero: "Non la cediamo per tutto l'oro del mondo."
E il principe disse: "Ma a me, datela, vi prego, perché non posso più vivere senza vedere Biancaneve. La onorerò e rispetterò come mio bene più prezioso."
Allora, i buoni nani sentirono pietà per il giovane, e gli regalarono la bara. Il principe fece venire i suoi servitori a trasportarla sulle spalle, ma, improvvisamente, accadde che uno di essi inciampò contro un arbusto, e lo scossone le fece sputare il pezzetto di mela avvelenata che aveva ingerito.
Non passarono che pochi minuti, che Biancaneve aprì gli occhi, si mise seduta nella bara, viva e vegeta. "Oh, giusto cielo, dove mi trovo?" gridò.
Il principe rispose con gioia: "Sei con me."
Le raccontò quanto era accaduto, e poi le disse: "Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Vieni con me al castello di mio padre, e sposami."
Biancaneve, che si era innamorata di lui, accettò di seguirlo. Il loro matrimonio fu pianificato con grande fasto e splendore. Anche la matrigna di Biancaneve fu tra gli invitati. Dopo aver indossato le sue regali vesti, andò presso lo specchio e disse:
La loro cara bambina era proprio morta, e morta rimase.
La deposero in un feretro, e tutti e sette sedettero accanto a lei, piangendo la sua morte per tre lunghi giorni. Finalmente, stavano per seppellirla, benché avesse ancora l'aspetto fresco e sano di una persona viva, e aveva ancora le sue belle gote rosee, persino. Così, si dissero che non potevano tumularla nella scura terra, e le costruirono una bara di cristallo, così da poterla vedere dall'esterno. La deposero all'interno, e a lettere d'oro scrissero il suo nome, indicando che era figlia di re. Poi, portarono la bara fuori, su una montagna, e da quel giorno uno di loro restava sempre a guardia del feretro.
Anche le bestie selvatiche vennero a piangere la morte di Biancaneve: prima un gufo, poi un corvo, e infine una colomba. Biancaneve restò per lungo tempo nel feretro, ma il corpo non si decompose; sembrava sempre che fosse addormentata, poiché era ancora bianca come la neve, rossa come il sangue e bruna come l'ebano.
Un giorno, accadde che un principe passò per quei boschi, e s'imbatté per la casetta dei sette nani, e chiese ospitalità per la notte; vide il feretro di cristallo sul monte con la bella Biancaneve all'interno, e lesse la scritta d'oro.
Così, disse ai nani: "Vi prego, lasciatemi la bara. Vi darò tutto quello che volete, in cambio."
Ma i nani risposero: "Non la cediamo per tutto l'oro del mondo."
E il principe disse: "Ma a me, datela, vi prego, perché non posso più vivere senza vedere Biancaneve. La onorerò e rispetterò come mio bene più prezioso."
Allora, i buoni nani sentirono pietà per il giovane, e gli regalarono la bara. Il principe fece venire i suoi servitori a trasportarla sulle spalle, ma, improvvisamente, accadde che uno di essi inciampò contro un arbusto, e lo scossone le fece sputare il pezzetto di mela avvelenata che aveva ingerito.
Non passarono che pochi minuti, che Biancaneve aprì gli occhi, si mise seduta nella bara, viva e vegeta. "Oh, giusto cielo, dove mi trovo?" gridò.
Il principe rispose con gioia: "Sei con me."
Le raccontò quanto era accaduto, e poi le disse: "Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo. Vieni con me al castello di mio padre, e sposami."
Biancaneve, che si era innamorata di lui, accettò di seguirlo. Il loro matrimonio fu pianificato con grande fasto e splendore. Anche la matrigna di Biancaneve fu tra gli invitati. Dopo aver indossato le sue regali vesti, andò presso lo specchio e disse:
"Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?"
E lo specchio rispose:
"Del tuo regno, regina, la più bella sei tu, Ma la nuova regina lo è mille volte di più."
La perfida donna imprecò dalla rabbia, e divenne terrorizzata, ma tanto terrorizzata, che non sapeva più cosa fare. Sulle prime, pensò di non voler più andare al matrimonio, ma non ebbe più pace: alla fine decise di andarci, per vedere in faccia la giovane regina.
Andò, e subito riconobbe Biancaneve, e, rimase impietrita, incapace di muovere un passo. Ma sulla brace avevano deposto un paio di scarpe di ferro. Gliele portarono con le pinze e fu costretta ad indossarle.
Dovette camminare e ballare con le scarpe roventi ai piedi, finché a un certo punto ella cadde a terra, morta.
Andò, e subito riconobbe Biancaneve, e, rimase impietrita, incapace di muovere un passo. Ma sulla brace avevano deposto un paio di scarpe di ferro. Gliele portarono con le pinze e fu costretta ad indossarle.
Dovette camminare e ballare con le scarpe roventi ai piedi, finché a un certo punto ella cadde a terra, morta.
Fine
Buonanotte e Sogni d'Oro!
(testo tratto da http://www.paroledautore.net/)
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